Nutrirsi è una necessità biologica, ma può diventare anche un atto etico. Chi di noi non rimane straziato di fronte alle immagini dei bambini che muoiono di fame e chi non avverte l’assurdità di questo orrore considerando l’ossessione di noi occidentali per le diete dimagranti e l’opulenza delle nostre tavole? Quanti di noi si rendono conto che, ogni volta che mangiamo, decidiamo non solo della nostra salute ma anche di quella del pianeta e dei suoi abitanti? Non voglio farvi passare l'appetito, però ritengo sia giusto pensare a come ognuno di noi possa contribuire a ridurre la forbice tra fame e opulenza. Senza privazioni, ma solo con un comportamento alimentare più responsabile. In un mondo in cui ogni anno 40 milioni di persone letteralmente crepano per fame e circa 15 milioni di bambini muoiono per malnutrizione, qualcosa di concreto va attuato. C’è un punto su cui ognuno di noi può e deve intervenire: il consumo di carne. Ecco qualche dato su cui riflettere: occorrono circa dieci chilogrammi di proteine vegetali per ottenere un solo chilogrammo di carne commestibile; 36 dei 40 paesi più poveri del mondo esportano cereali negli Stati Uniti, dove il 90% del prodotto importato è utilizzato per nutrire animali destinati al macello. L’America meridionale, per fare posto agli allevamenti, distrugge ogni anno porzioni di foresta amazzonica. Viviamo su un pianeta in cui un miliardo di persone non ha accesso all’acqua pulita e, per produrre un chilogrammo di carne di manzo, occorrono più di 3000 litri di acqua. E ancora: una mucca ha bisogno di un ettaro di terreno per vivere due anni, il tempo sufficiente per raggiungere il peso di circa 400 chili, di cui solo 290 diventano cibo. Il 50% dei cereali e il 75% della soia raccolti nel mondo servono a nutrire gli animali da allevamento. Come vedete, ci sono motivi sufficienti per pensare che sarebbe meglio conciliare etica e salute e orientarci verso una scelta vegetariana o addirittura vegana.
Vi suggerisco di dare un'occhiata a questo video: http://www.viverevegan.org/video.htm
Daniele Barbarotto
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