martedì 24 marzo 2009

Dobbiamo mettere i governi con le spalle al muro!


Il nostro pianeta possiamo paragonarlo ad un'automobile lanciata a folle velocità verso un baratro. Il guidatore potrebbe frenare o sterzare, ma si limita a dire che ci penserà più tardi. Questo, grosso modo, è l'atteggiamento colpevolmente dilatorio che i paesi industrializzati hanno assunto finora di fronte ai gravissimi problemi dell'effetto serra e del buco nell'ozono. Si tratta di fenomeni di cui si conoscono bene sia le cause che gli effetti. Tutti sappiamo che l'uso dissennato di certi gas provoca l'assottigliamento dello strato di ozono e l'accelerazione dell'effetto serra. La fascia d'ozono forma uno schermo protettivo che assorbe i raggi ultravioletti e regola la temperatura della terra; l'assottigliamento di questa fascia fa sì che l'esposizione ai raggi solari sia più dannosa per l'uomo, causando anche un incremento dei tumori. Tra l'altro, l'eccesso di gas dannosi sulla superficie terrestre provoca l'intrappolamento del calore, il cosiddetto effetto serra, che comporta l'aumento della temperatura con le conseguenti modificazioni dell'ecosistema terrestre. Sono già numerosi i fenomeni inquietanti causati, da diversi anni a questa parte, dall'aumento della temperatura. Gli alberi crescono e muoiono più rapidamente, i ghiacciai si ritirano, il livello del mare sale con una velocità allarmante, anche a causa dello scioglimento delle calotte polari. Se questi fenomeni non verranno arginati, il livello degli oceani aumenterà, sommergendo vastissime fasce costiere ed avviando, in altre zone, processi di desertificazione. Occorre ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica e gas nocivi. Ma, nonostante siano chiari i pericoli a cui il mondo va incontro, gli Stati partecipanti alle conferenze ONU sul clima non hanno assunto posizioni adeguate in materia. Il coinvolgimento di colossali interessi economici e quelli dei paesi produttori di greggio rendono difficile un'azione sufficientemente incisiva. Come al solito, quando sono in gioco fattori economici rilevanti, le considerazioni sull'interesse collettivo passano in secondo piano. Per poter uscire da questa situazione stagnante è necessario ed improrogabile che tutta la società civile si mobiliti in difesa del futuro dell'umanità: dall'uomo della strada, alle casalinghe, dalle associazioni ambientaliste ai vari professionisti, attraverso strumenti di pressione politica ed utilizzando al meglio gli strumenti di comunicazione di massa. Solo così si potranno mettere i governi di fronte alle loro responsabilità!
DANIELE BARBAROTTO

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