lunedì 20 aprile 2009
Dio, dove ti sei cacciato?
Dove sta l’Essere, Dio, lo Spirito universale? In cielo o in terra? Sopra o sotto? Fuori o dentro? Da questi interrogativi sono nate le categorie filosofiche della trascendenza e dell’immanenza. A me, invece, piace parlare di “trascendenza immanente” nella quale siamo immersi. Propongo quindi una nuova semantica della trascendenza: un trascendere non solo andando oltre, ma anche - etimologicamente - “scendendo fra”, scendendo in ciò che sta fra gli uomini. Per questa via il trascendente non è né sopra né sotto, ma intorno. Intorno a un centro. Il centro vitale dell’uomo. Ora, il cammino spirituale è un percorso che consente di sperimentare la trascendenza nella quale viviamo.
Tra gli scopi del cammino spirituale c’è il risveglio del terzo occhio, che vede la profondità attraverso la superficie. Per questo bisogna osare di perdersi in ciò che si guarda. Perdersi non significa cancellarsi; al contrario. Se guardo una rosa per dieci, quindici, venti minuti, giunge il momento in cui i miei occhi che guardano la rosa e gli occhi della rosa che mi guardano diventano un tutt’uno. Ecco il momento in cui si apre il terzo occhio! E’ vero di due amici, di due innamorati che si guardano, senza fare nulla, senza dire niente. Questo momento li può sorprendere, ciascuno si perde totalmente nell’altro; ma non vuol dire che spariscono. Al contrario, in questo incontro ciascuno di loro si sente se stesso come mai prima, nella sua pienezza, nel suo ordine e nella sua unicità. Come si giunge a fare un’autentica esperienza di Dio? Dio sta dentro di noi e allo stesso tempo è al di là dello spazio e del tempo. Molti si pongono la domanda: “Dov’è Dio?”. Nel passato la base della fede era la dimostrazione intellettuale o il miracolo. Oggi sono più importanti le esperienze personali, quelle interiori. Concentrazione, Meditazione, sperimentazione della trascendenza sono il cammino che ci porta più vicini all’Essere. Le religioni dividono gli uomini, l’esperienza spirituale li unisce. Per esempio, semplificando al massimo, l’Occidente ha la sua concezione di Dio, l’Oriente ne ha un altra. Le due posizioni si escludono a vicenda, ma come si escludono l’inspirazione e l’espirazione. Il loro movimento dialettico è perpetuo come il respiro. L’uomo è molto più del suo io corporeo, e quando prende coscienza di questa verità fa l’esperienza dell’Essere trascendente e immanente. La realtà dello Spirito Universale, al di là del tempo e dello spazio, si trova anche dentro di noi. Pur essendo nel qui e ora, noi siamo dovunque nel tempo e nello spazio. Ciò spiega anche la chiaroveggenza e la premonizione. Sì, nell’inconscio dell’uomo c’è l’Essere, l’Assoluto. L’uomo proviene dall’Essere indifferenziato, quell’Assoluto che si è manifestato per scissioni progressive lungo la catena degli opposti. Dunque, come ho già detto, l’Oriente e l’Occidente si distinguono come l’espirazione e l’inspirazione, e il grande respiro che ne deriva unisce questi opposti. L’inspirazione occidentale dell’operosità ha bisogno dell’espirazione orientale della saggezza. L’uomo intero vive di questa respirazione. Avendo fatto l’esperienza del Tutto nel ventre materno, per il resto della nostra vita ne abbiamo nostalgia, e desideriamo fonderci col Tutto come una goccia all’oceano. Una Via per giungere al Centro dell’Essere è la Meditazione (alla quale occorre aggiungere la Preghiera). Il meditare ci porta “in medio”, nel mezzo, al centro. La concentrazione è l’indispensabile inizio, la premessa affinché la Meditazione irrompa in questo stato mentale. Allora si apre il livello spirituale della coscienza. E si fa l’esperienza del grande Essere. La Meditazione ci permette di diventare più naturali, più autentici, più veri. E di scoprire che il Regno di Dio è dentro di noi, intorno a noi e che noi siamo nel Regno di Dio.
Daniele Barbarotto
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