venerdì 5 febbraio 2010

La nobilissima arte di perdonare



Uno dei maggiori ostacoli all'evoluzione spirituale è l'incapacità di perdonare. Il perdono rende capaci di amare e di crescere, riconcilia con gli altri, risana l'anima e il corpo. In effetti il perdono è una fabbrica di guarigione psicofisica: guarisce tutto, principalmente le ferite provocate dal risentimento. Inoltre migliora le persone, i matrimoni, le famiglie e tutti i rapporti interpersonali.

Perdonare non significa dimenticare, poiché non c’è dato di perdere totalmente la memoria a nostro piacimento. Però si può fare a meno di rimuginare. Perdonare significa quindi andare oltre l’offesa che c’è stata fatta. Il perdono è uno stile di vita, una mentalità positiva. Alla domanda di Pietro: "Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?"; Gesù rispose: "Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette"(Matteo 18:22). Perdonare è la scelta di amare gli altri così come sono.

Secondo quanto raccontano i Vangeli, alla donna adultera, che gli accusatori stavano per lapidare, Gesù accorda il perdono e la incoraggia a vivere una vita migliore. Gesù non scusa il peccato, non sminuisce la colpa; tuttavia non vuole condannare, bensì aiutare. La gente nutriva per quella peccatrice solo disprezzo e condanna, mentre Gesù le rivolse parole di conforto e speranza.

Perdonare significa convertire il male subìto in un gesto di accoglienza. Giuseppe fu venduto dai propri fratelli come schiavo agli egiziani. Più tardi passò due anni in prigione per qualcosa che non aveva commesso. Tornato libero e dopo essere salito tanto in alto da essere inferiore soltanto al Faraone, vennero i suoi fratelli a comperare il grano da lui. Inorridirono quando lo riconobbero, sicuri che avrebbe voluto vendicarsi. Ma Giuseppe disse loro, più o meno, queste parole: "Voi mi avete fatto del male, ma Dio ha saputo convertirlo in bene". Giuseppe fu un gran perdonatore e Dio lo benedisse in modo grandioso e stupefacente!

Gesù spiegò bene che se non perdoniamo, sabotiamo le nostre preghiere. Se non perdoniamo, pregare diventa un esercizio inutile. Se non perdoniamo, Dio non può esaudire le nostre preghiere. Sta scritto nei testi sacri: “Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate; affinché il Padre vostro, che è nei cieli vi perdoni le vostre colpe”(Marco 11: 25). Pertanto, è evidente che ancor prima di metterci a pregare, dobbiamo perdonare i nostri offensori.

Qualcuno ha coniato la seguente metafora: il perdono è come l’olio nel motore di un’automobile. Che cosa succede al motore quando manca l’olio? Si blocca. Qualcosa di analogo accade nella vita: dove non c’è l’olio del perdono i rapporti si deteriorano, si modificano in senso peggiorativo. Il perdono vivifica chi lo offre e chi lo riceve. Non è fantastico? Ricordiamoci però che amore e perdono vanno a braccetto. Non c’è perdono senza amore e non c'è amore senza perdono. Le due cose sono interconnesse. Perdonare è la più alta e la più splendida forma di amore. Chi perdona con tutto il cuore in cambio riceverà una serie infinita di premi e benedizioni.

Perdonare non è facile. Bisogna amare e cercare di dimenticare gli episodi negativi. Dimenticare è difficilissimo, ma proviamoci; tuttavia bisogna assolutamente evitare di rimuginare sui torti subiti. Ricordiamoci di intercedere a favore di chi ci ha offesi. Perdoniamo e auguriamo il bene. Ringraziamo e lodiamo Dio, sempre e comunque. Teniamo presente che il perdono apre le porte ad una vita appagante e ricca di stupende sorprese. Perdonare è possibile. Io sto imparando a perdonare, e tutte le volte che ci riesco (favorito da apposite visualizzazioni) mi sento magnificamente bene e sollevato. Con un pizzico di fede si possono fare miracoli, e perdonare è un miracolo.

Daniele Barbarotto

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