venerdì 19 dicembre 2008

Il poeta è l'araldo dell'infinito



Sono un poeta. Questa è una cosa che sento dentro di me. Scrivo poesie quando sono assorto in una sublime concentrazione, quando sono rapito in una specie di estasi. Le mie poesie normalmente non indulgono al pianto, ma sono inni alla magnificenza del creato e accettazione serena del mistero. Per me la poesia non è solo poesia, letteratura, ma è anche immersione nello Spirito, messaggio universale, impegno completo. A mio modo di vedere, infine, la poesia è un gioco allo stato puro: un vero e proprio divertimento globale.


Gattino smarrito

Nascosto sotto l’automobile / miagola disperatamente / un gattino rimasto orfano. / Mi chino per afferrarlo, ma lui, / pauroso, si allontana, / si rannicchia più in là. / Ha bisogno di soccorso, / eppure sfugge le mie mani / che son pronte all’aiuto. / Per fortuna, mi viene un’idea. / Mi siedo per terra, zitto. / Fingo di dormire saporitamente. / Dopo un po’, il micino / s'avvicina e mi annusa / con la massima cautela. / Allora, di colpo lo afferro / e, lesto, lo porto in salvo. / Ora lui fa parte della mia famiglia. /


Chiavi meravigliose

Una formica / e un grillo / si scambiano / un augurio di pace. / Un prato / denso di fiori / è un quadro / di felici colori. / Ogni albero è un miracolo. / La mia salute è un bel pensiero. /


Me ne frego

Si discute a lungo del cuore mio: / un giorno è buono, un giorno è saccente. / Vi do la mia parola: anche io / non ci capisco davvero un bel niente. / Secondo gli amici ho un cuore d’oro, / ma per Sempronio è solo elegante. / In base al parere d’ognun di loro / ora sono un santo, ora un furfante. / Allora così mi va di spuntarla: / di ciò che pensano, io nulla dico. / Delle sentenze, di quanto si sparla / me ne importa meno di un secco fico. /
.
Daniele Barbarotto (Napoli).

Nessun commento: