lunedì 1 dicembre 2008

Macchina della verità nei tribunali?







I coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi sono stati condannati all'ergastolo. Trattasi dei due imputati della strage di Erba dell’11 dicembre 2006 quando furono massacrati Raffaella Castagna, il figlio Youssef, la madre della donna, Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Olindo e Rosa si proclamano innocenti. Fin qui nulla di strano. A me sembrano colpevoli. Ma mi chiedo: perché a loro due e ai loro avvocati non è venuto in mente di ricorrere alla macchina della verità? L'ho vista in azione su Canale 5 e Raidue, restando favorevolmente impressionato. Questa benedetta macchina della verità potrebbe essere di grande aiuto (anche senza considerarla alla stregua di un oracolo!). Come in Parlamento si ascolta il parere della commissione, così in tribunale si potrebbe ascoltare il "parere" della macchina della verità. Gli avvocati e i pubblici ministeri non finirebbero a spasso. Si tratterebbe unicamente di una lieve aggiunta, un po' come collocare una piuma sopra un bicchiere pieno d'acqua. La macchina in questione è un apparecchio che registra le risposte fisiologiche di una persona nel momento in cui è sottoposta a interrogatorio. Essa può fornire una base per valutare la veridicità delle affermazioni di una persona. Questo test potrebbe scagionare persone innocenti accusate ingiustamente di aver commesso un crimine. Se, per ipotesi, io finissi sotto processo e fossi innocente, farei di tutto per dimostrarlo. Anzitutto chiederei di essere sottoposto al test della macchina della verità, anche se il suo responso non fosse acquisibile. Ne trarrei comunque grande giovamento a livello psicologico. Non sto parlando necessariamente del poligrafo con cavi, fasce, ecc. Esiste anche la macchina della verità portatile. Ha l'aspetto di un lettore di file mp3. Sta nel palmo di una mano e in pochi secondi - attraverso complessi calcoli matematici - analizza le variazioni del tono della voce ed emette il verdetto: se nel display appare una bella mela intera, l'interlocutore e' sincero; altrimenti appare l'eloquente disegno di un verme. Nella macchina della verità portatile il funzionamento è leggermente diverso da quella normale, perché utilizza solo due test: il PSE e il VSA. Detti così hanno poco senso, quindi spieghiamo: PSE indica Psychological Stress Evaluator, quindi serve a valutare le condizioni di stress psicologico di chi si ha di fronte; VSA indica invece Voice Stress Analyzer, quindi serve per analizzare quanto una voce sia (o meno) stressata. La macchina della verità funziona piuttosto bene; per questo motivo è adottata dall'FBI per valutare i propri agenti ma anche per condurre alcune delicate indagini. E le attuali normative americane prevedono che siano sottoposti ad essa tutti i ricercatori e i dirigenti dei laboratori nazionali. Non sarebbe il caso di introdurla negli interrogatori di polizia e nei tribunali dietro richiesta di quegli imputati che vogliono provare la loro innocenza, tanto per comunciare? Pur con tutte le dovute cautele, non converrebbe cominciare a servirsene? Voi, lettori, che ne dite?
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Daniele Barbarotto

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