lunedì 22 dicembre 2008

Uniti al Tutto


Che senso ha il nostro vivere? Apparteniamo ad una Realtà Totale? Siamo parte del Tutto?
"Il vero miracolo non è camminare sull'acqua o sull'aria, ma camminare su questa terra", asserisce il monaco zen vietnamita Thich Nhat Hanh, poeta e costruttore di pace, insieme al Dalai Lama una delle figure più rappresentative del Buddhismo; "E' il fatto stesso di essere vivi che è sacro; essere è una benedizione", sosteneva sovente Rabbi Abraham Heschel, teologo e filosofo. "Ama il mondo come te stesso: potrai allora aver cura di ogni cosa", recita il Tao Te Ching. "Nella realtà più profonda, al di là di tempo e spazio, potremmo tutti essere membri di un unico corpo", ipotizza il fisico e matematico James Jeans. Citazioni e pensieri presi da tempi e uomini diversi, che illustrano una visione unitaria dell'esistenza come da molti secoli sapienti e Maestri di ogni tradizione hanno più volte prospettato. Il Gioco divino (Lila) nell'antica tradizione indiana del Rig Veda consiste in questo: nella vita terrena l'Unità si fraziona nella Molteplicità allo scopo di godere della propria creazione dagli innumerevoli diversi punti di vista. I miti sono sempre forme simboliche e sintetiche per esprimere concetti complessi, più facilmente afferrabili nel linguaggio analogico della metafora che in quello più rigido del pensiero lineare. Come spiegare diversamente, infatti, un pensiero così poco... logico, come quello che ridurrebbe titoli, onori e ricchezze in meri accessori, insignificanti in sé, dato che l'unico evento in realtà degno di nota è il vivere in sé? "Voi siete già illuminati; tutto quello che dovete fare è risvegliarvi a questa realtà", è il martellante messaggio dei Maestri Zen, che propongono meditazioni e riflessioni atte a neutralizzare la percezione convenzionale e limitata che abbiamo della vita per aprirci a una percezione più vasta, in cui scopriamo di essere parte di una realtà ben più vasta. Sai Baba, il famoso guru indiano, è ancora più esplicito: "Tutti sono Dio e come tali vanno rispettati. Credete in questo, comportatevi secondo questa convinzione, e non vi macchierà più nessuna traccia di egoismo, di superbia, di invidia, di malizia, di avarizia o di odio". E adesso un parere ... laico: "Un essere umano è parte dell'intero che chiamiamo Universo, una parte limitata nel tempo e nello spazio. Ha esperienza di sé, dei suoi pensieri e sentimenti, come fosse separato dal resto, una sorta di illusione ottica della sua coscienza. Questa illusione è per noi come una prigione, che ci limita ai nostri desideri personali e all'affetto per poche persone che ci sono vicine. Il nostro compito deve essere liberarci da questa prigione, ampliando la nostra cerchia di compassione per includere ogni creatura vivente e l'intera natura nella sua bellezza" (Albert Einstein). Questa volta è uno scienziato che parla, non più un mistico. Non tanto tempo fa questa visione era prevalentemente orientale, ma oggi sono sempre più frequenti e numerose le voci autorevoli nel mondo culturale occidentale che ripropongono una visione unitaria della realtà. La filosofia perenne di Aldous Huxley afferma ripetutamente che siamo tutti fondamentalmente uno; la psicologia transpersonale di Ken Wilber e di Stanislav Grof sottolinea quanto siamo tutti sotto l'incantesimo di una percezione dualistica della realtà per cui "io sono qui dentro" e "il resto del mondo è là fuori". L'io racchiuso nella pelle deve essere ampliato dalla comprensione che l'uomo è parte integrante del Tutto. Dobbiamo acquisire la consapevolezza che siamo tutti foglie dello stesso albero, che siamo tutti figli di Dio. La coscienza dell'Unità può così essere il punto di partenza per reimpostare un vero, duraturo e significativo progresso etico, sociale, politico, spirituale.
.
Daniele Barbarotto (Napoli).

Nessun commento: